Cosa voglio dall'allevamento

Il mio progetto è quello di arrivare un giorno a selezionare qualche coppia di soggetti ancestrali di ottima tipicità, più alcune coppia di soggetti mutati di taglia nostrana, ma non mi interessano troppo le infinite sovrapposizioni di mutazioni a cui si sta assistendo in questi anni... Ritengo, infatti, che, poche mutazioni riescano ad eguagliare l'innegabile fascino degli ancestrali, ossidate o diluite che siano... L'importante è avere soggetti ben rappresentativi della sottospecie a cui appartengono e molto tipici nella mutazione, per l'appunto...
Se poi tutti questi soggetti avessero un perfetto imprinting da cardellino selvatico e, per quanto riguarda i maschi, un canto gradevole credo che di più non potrei chiedere!!!
Il problema dell'imprinting è da me molto sentito, infatti, pur non volendo selezionare il canto per il momento (inteso come mettere i giovani a scuola, trovare un maestro, etc...) trovo estremamente sgradevole vedere cardellini che fanno altri versi, che hanno comportamenti strani, che insomma, non sono dei veri cardellini...
Per il momento non mi resta che sperare, pazientare, selezionare...
Alleviamo il nostrano!!! Ed alleviamolo
bene!!!!


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Ultimi scatti Ottobre 2010

PASSIONE CARDELLINO

Nuovo spazio dedicato all'allevamento del cardellino concesso da Avifauna, incontriamoci lì per discutere della nostra passione!
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18 dicembre 2009

I SIGNIFICATI DELLA SELEZIONE

Partiamo da alcune definizioni “rubate” un po’ qui, un po’ lì in giro sul web:

“la selezione genetica genericamente indica una tecnica di miglioramento genetico attraverso una pressione selettiva artificiale che isola i migliori genotipi, nell'ambito di una popolazione, destinandoli alla riproduzione”

“Per miglioramento genetico si intende il processo di modifica del patrimonio genetico al fine di migliorare le caratteristiche utili all'uomo nelle specie coltivate o allevate. Tale processo è spesso avvenuto in modo inconsapevole ed empirico attraverso la scelta di fenotipi considerati migliori”

“Il miglioramento genetico alla portata dell’allevatore si attua modificando le frequenze alleliche delle popolazioni, cioè aumentando la frequenza dei geni favorevoli e diminuendo quella dei geni sfavorevoli.”

La selezione genetica, riassumendo, è un processo atto ad esaltare alcune caratteristiche predilette dall’allevatore all’interno di una data popolazione.
Sovente, nella mia breve vita ornitologica, mi è capitato, girando per allevamenti locali, o su internet, di discutere coi miei colleghi più o meno giovani del significato di questa parola. Alcuni miei interlocutori, si riferivano alla selezione in termini di fenotipo escludendo categoricamente che fosse possibile parlare di altri tipi di selezione. Tuttavia tale concetto, semplicemente osservando le citazioni riportate nelle prime righe, è ben più ampio e generale… non necessariamente bisogna riferirsi a caratteristiche fenotipiche, basta pensare a quello che si è fatto nel passato con il genere “Bos Taurus” (bovini da carne, da latte, da lavoro…), solo per citare un esempio.
A mio modesto avviso, calando il tutto nella realtà del moderno allevatore di cardellini, selezionare dovrebbe significare, partire da una popolazione piuttosto eterogenea (immaginiamo un novizio che acquista le sue prime 5-6 coppie, magari in diversi allevamenti), scegliere alcune caratteristiche fenotipiche, caratteriali, vocali, che egli gradisce/osserva tra i suoi soggetti (e che dovrebbero rappresentare il motivo per cui li ha acquistati), e provare, attraverso la riproduzione, a fissare tali caratteristiche in quello che è il proprio “ceppo”.
Mentre negli anni precedenti, infatti, (esperienza che io fortunatamente non ho vissuto grazie al lavoro dei miei predecessori) il problema era acquistare e tenere in vita i cardellini (soprattutto i mutati), oggi come oggi, vuoi per la disponibilità sempre crescente di soggetti domestici, vuoi per il grande lavoro di divulgazione di forum, club di specializzazione, riprodurre un cardellino in gabbia è diventato più semplice, più accessibile, alla portata di qualunque appassionato.
Ma la maggiore produzione numerica di soggetti di allevamento, non è stata per il momento accompagnata da una adeguata qualità fenotipica; ed il fatto che, ancora oggi, ci sono problemi per la definizione di uno standard dell’agata (nonostante sia una mutazione allevata ormai da alcuni lustri) ne è, per esempio, un segnale lampante!
Proprio a proposito della selezione del colore, vista la grandissima varietà di mutazioni apparse e fissate recentemente nel cardellino che vengono, invece, già da decenni selezionate nel canarino di colore, si potrebbero prendere, come riferimento iniziale, tecniche e metodologie consolidate in canaricoltura.
Ma allarghiamo i nostri orizzonti, non parliamo solo di fenotipo! Anche in termini di robustezza, cosa abbiamo ottenuto finora? Poco…
Uno dei motivi, soprattutto per i cardellini di sottospecie nostrana, è che questi sono ancora troppo vicini ai selvatici, ragion per cui sono poco confidenti con l’uomo e troppo vulnerabili agli attacchi di alcuni patogeni “di gabbia”; è palese, infatti, che i cardellini allo stato selvatico avranno un sistema immunitario eccellente, ma sviluppatosi per resistere a sollecitazioni completamente diverse e che, in gabbia, è totalmente inadeguato. In questo caso sarà il tempo a “domesticarli”, ma anche a noi spetta fare qualcosa!
Molto è collegato, a mio avviso, al prezzo ancora troppo alto dei cardellini! Mi spiego meglio, per carità, non auspico assolutamente (e lo ritengo abbastanza inverosimile) una caduta dei prezzi ai livelli dei canarini, ma quanti sono disposti ad acquistare soggetti e pagare lo scotto della “selezione naturale”? Quanti, pur perdendo soldi, perché di questo parliamo, accetterebbero di lasciar morire in prima muta la metà dei novelli? Quanti, alla vista di un puntino nero su un piccolo nato si interrogano sul motivo per cui è apparso anziché ricorrere ai medicamenti riparatori?
D’altronde, per di più, il prezzo alto dei cardellini “attira” tra noi appassionati anche tipologie di allevatori diversi, più interessati al profitto ed ai numeri, che al miglioramento della razza e che, per la loro “mission”, non possono accettare il mio discorso precedente…
Al fine di creare ceppi con certe caratteristiche, scelte dall’allevatore stesso in base a ciò che più lo aggrada, mi viene in mente una fantasiosa soluzione: anche qui si potrebbe pensare di carpire alla canaricoltura l’iter, il patrimonio di conoscenze, di metodologie, che hanno comportato la nascita dell’attuale canarino domestico e delle sue razze. E’vero, infatti, che alcune razze di canarini sono più rustiche di altre, altre esprimono meglio il canto, altre ancora meglio il colore… E perché non partire da questa esperienza pregressa per direzionare il nostro lavoro in allevamento evitando gli errori passati; il tutto con la fortuna di poter verificare, facendo alcune similitudini, già da ora, nell’immediato, quale sarà il risultato?
Basta pensare ai canarini timbrado, soggetti da canto che presentano una notevole rusticità, ma peccano nel colore o agli stessi canarini di colore che sfoggiano una livrea eccezionale e sono anch’essi molto rustici, ma hanno un canto vario e poco standardizzato… addirittura si potrebbe ipotizzare una combinazione dei vari percorsi che sono stati solitamente indipendenti nella storia per ottenere delle caratteristiche multiple, dei timbrado di colore!
Non ci resta che rimboccarci le maniche, i veri ornicultori appassionati non avranno timore di percorrere una strada che, per quanto irta ed insidiosa, li porterà ad ottenere "il vero cardellino domestico"...

07 dicembre 2009

QUALE PREFERITE TRA QUESTI CARDELLINI

Si è concluso il primo sondaggio del blog "Canto del cardellino nostrano" con un risultato (che io immaginavo) ma che potrà apparire a molti "sconvolgente":


















il sondaggio chiedeva ai lettori che tipo di cardellino preferivano prevedendo la scelta tra le due sottospecie più presenti nei nostri allevamenti, e cioè carduelis carduelis (cardellino nostrano) e carduelis major (cardellino major), a fenotipo ancestrale e mutato....
Ebbene, vince il cardellino nostrano a fenotipo ancestrale preferito dal 65% degli utenti; segue a ruota il nostrano a fenotipo mutato col 25% delle preferenze...
Pochissime preferenze per la sottospecie Major!
Davide ha battuto Golia...
P.S. Esprimete la vostra preferenza nell'altro sondaggio, nella colonna a destra

13 novembre 2009

ALLEVAMENTO RINNOVATO

Sicuramente molti mi conoscono già e conoscono già il mio allevamento, almeno relativamente a posizione, esposizione, etc...

In verità, però, era da circa un anno che, man mano, acquistavo nuovi pezzi (utilizzo una batteria borgovit) per apportare alcune modifiche e, grazie ad un pò di tempo libero dopo la laurea, ultimamente mi sono dato da fare:
Una vista panoramica delle gabbie "protette"




Protezioni rimosse, si vede bene che l'allevamento è attualmente formato da 3 piani da 94 cm (60+34) e 4 piani da 154 cm (60+34+60).
I piani possono diventare gabbie singole o gabbioni utili per la muta:

Qualche soggetto
La mia brunetta, la riconoscete???















Dopo un pò di tempo che lavoro a questi soggetti finalmente inizio a riscontrare una buona ereditarietà
Riproduttrice

Novello

Una bella nostrana ottima per aggiustare i disegni



Ed infine il campione, la new-entry dell'annata!


Com'è venuto?????

13 settembre 2009

PROGETTI PER IL FUTURO



Quest'anno è stato abbastanza buono. Ho ottenuto, infatti, 16 novelli, molti ancestrali, 4 portatori di lutino, alcuni favati...
Tra il materiale a mia disposizione ed alcuni acquisti, finalmente sono riuscito ad imbastire delle coppie che mi permetteranno di lavorare con soggetti del solo mio allevamento per almeno 3-4 anni (salvo imprevisti)...
in questo momento tutti i miei maschi adulti sono stati rimossi dall'allevamento, tranne uno (ne dovevano essere due, ma il secondo mi ha abbandonato ad inizio agosto) che fa belle cantate di campagna molto pulite e, forse non in questo periodo, di solito canta dall'alba al tramonto... con questo vorrei fare in modo da ottenere i riproduttori del prossimo anno (giovani acquistati nei mesi precedenti che adesso stanno ascoltando) almeno che cantano da cardellino...ma questo è solo uno step intermedio in quanto dispongo di un altro ambiente lontano dall'allevamento dove posizionerò un "maestro" (nei limiti delle mie possibilità economiche) che fa cantate di scuola napoletana (sono tuttora alla ricerca, ma non è ancora tempo)...
i nuovi nati del prossimo anno, se tutto va bene, saranno messi a scuola sotto a questo, penso un 5-6 giovani in tutto...Sempre se tutto va bene, questi giovani a lezione, saranno i miei riproduttori negli anni ancora a venire, accoppiati con femmine sulle quali farò le stesse valutazioni di cui abbiamo già parlato... Si tratterà quindi, per 2-3 anni almeno, di sostituire di volta in volta questo maschio o quella femmina...
L'obiettivo finale, ma non sono certo sulla effettiva realizzabilità, vorrebbe essere quello di ottenere una scuola "naturale" in un ambiente dove i 5-6 riproduttori maschi fanno belle cantate, le femmine buone accogliture ed i novelli sono tutti, o quasi, geneticamente predisposti a certi tipi di apprendimento, ma mi accontenterei anche solo dei giovani per impegnarli in una scuola più "classica", diciamo che tra qualche anno farò delle prove...
Come vedete è un progetto che richiederà tempo, fortuna e dedizione, ma, sono già 2 anni che provo via diverse con risultati non esaltanti, al momento, quindi, credo sia il migliore possibile... Voi cosa ne pensate?

25 giugno 2009

PRIMO AGGIORNAMENTO 2009
Alcune madri:











Alcuni piccoli:












Speriamo in qualche sorpresina da qui ad agosto...
Buon proseguimento di stagione a tutti, Luigi Pariota

03 maggio 2009

LA STAGIONE E' ALLE PORTE, O QUASI....

Si ricomincia... o meglio si prova a ricominciare!

Quest'anno le coppie sono aumentate, le 2 nostrane, un paio di mutate, un portatore, 3-4 favati... sono tutti lì, tutti vispi, col becco più o meno bianco pronti per fare il loro dovere... eppure non lo fanno! La leggenda racconta che dopo gli inverni rigidi ci siano grandi stagioni cove; in effetti, pare proprio sia così, gli uccelli sembrano corridori pronti a scattare, ma non è ancora arrivato lo sparo dello starter!!!!!

Il tempo, colpa del clima, colpa degli squilibri ecologici, colpa della sfortuna, ma il tempo quest'anno non vuole mettersi a posto, non vuole arrivare questo maledetto BANG!

E cosa possiamo fare, aspettiamo ancora, distraiamoci... Magari le cardelline, dopo tutto questo aspettare, si daranno alla pazza gioia, per la nostra felicità!

23 febbraio 2009

ACIANISMO

Il fenomeno dell'acianismo è caratteristico di tantssime razze animali. Negli uccelli, in particolare, in alcune specie è un fenomeno diffusissimo (tutti i canarini lipocromici, per esempio, sono, in realtà, dei melaninici che, per effetto della mutazione non esprimono le melanine sul piumaggio, ma i soli lipocromi), mentre nei fringillidi, animali selezionati in cattività da tempo (relativamente) breve, è un fenomeno molto raro...
Di cosa si tratta? Semplicemente della scomparsa delle melanine in maniera parziale prima e, totale poi... Sembrerebbe infatti (i meccanismi di trasmissione di questo tipo di mutazione sono tuttora oggetto di studio) che questa sia una mutazione multigenica (nel senso che agisce su un pool di geni) e additiva: cioè l'estensione delle macchie acianiche (pezzature) tende ad aumentare quando, per effetto di accoppiamenti mirati o altri motivi ancora ignoti, i geni interessati dalla mutazione aumentano o aumenta la penetranza/dominanza della mutazione stessa.
Pare, comunque, che il comportamentosia di tipo dominante... non dovrebbero esistere, di fatto, portatori fenotipicamente ancestrali.
Nei cardellini questo fenomeno è abbastanza conosciuto e variegato; se è vero infatti che in cattività esistono pochissimi cardellini affetti da acianismo, ed ancora di meno sono quelli che nascono da accoppiamenti mirati (spesso è il caso o la fortuna a determinare la nascita del soggetto particolare), il fenomeno è abbastanza noto a tutti gli estimatori di questa specie; anche, infatti, quando i cardellini non si allevavano, ma si detenevano solo soggetti di cattura, quelli affetti da questa mutazione hanno sempre riscosso molto successo... al punto tale da meritarsi anche tutta una serie di nomenclature (favati, sciarpati, gola bianca, pezzati) a seconda dell'estensione e della posizione della pezzatura (che, non chiedetemi perchè, nella stragrande maggioranza dei casi, si mostra nella zona del sottogola).
La mia avventura con l'allevamento di questa tipologia di uccelli è iniziata quest'anno, ed in modo molto casuale:
un giorno, infatti, un amico, in difficoltà con un pullus di pochi giorni (la cardellina aveva abbandonato il nido), approfittando di una mia nidiata contemporanea, decise di affidare il piccolino a me...
Una volta svezzato, notai, da un attenta osservazione, che il piccolo in questione presentava una piccola macchia bianca nel sottogola... possibile?
Prontamente lo chiamai e lui, sorpreso ed emozionato quasi quanto me mi disse: quel piccolino è il figlio di un cardellino favato...
Il piccolo, oramai mio per diritto, terminò la muta velocemente al punto tale che, ad agosto, eravamo già in grado di affermare che fosse femmina;
immediatamente iniziai a fantasticare sulla possibilità di accoppiare il padre con la figlia, nel tentativo di rafforzare quella caratteristica nella prole, ma non avevo fatto i conti con la sorte: il padre morì inspiegabilmente, dopo aver completato una bellissima muta (ci dovrebbe essere una sua foto in qualche intervento precedente).
Ma la cardellina è ancora qui ed allora, spinto dalla voglia di capire di più e dal fascino di questa particolarissima mutazione, quest'anno mi sono procurato alcuni altri soggetti...
Speriamo di riuscire ad accoppiarli e, magari, ad ottenere anche qualche piccolo risultato.


09 gennaio 2009

UTILIZZO DEI FARMACI IN ALLEVAMENTO

Il benessere dei cardellini in cattività non si consegue con i farmaci, non smetterò mai di ribadirlo... più volte ho litigato, mi sono infiammato, per sottolineare quanto credo in questo concetto!!!!

















Ogni allevatore ha i suoi stimoli, c'è chi alleva soggetti di pregio per trarne un profitto, chi è semplicemente un appassionato di canto, chi mira a fare più soggetti possibile, chi aspira alla massima qualità fenotipica... Tutti, però, siamo accomunati dalla delicatezza di questo splendido fringillide... perchè?
Lo scotto che paghiamo oggi in termini di mortalità, è il risultato della cattiva selezione e delle errate modalità di allevamento che, nel recente passato (i cardellini vengono allevati da pochissimi anni, in particolare i nostrani) sono state applicate...

Con questo non voglio dire che i cardellini che si ammalano non vanno curati, o che i cardellini non si ammaleranno più un giorno, ma è la nostra mentalità che DEVE cambiare!!!!

Le idee di effettuare trattamenti periodici con coccidostatici, di utilizzare pappine medicate a tappeto su tutti i pulli di pochi giorni (insomma prevenire il problema coi farmaci prima che si presenti), devono abbandonarci... questo esempio è ricorrente, ma altamente eloquente: qualcuno prende delle aspirine al mattino per evitare che gli possa venire mal di testa durante la giornata?

Solo così riusciremo a capire chi è forte e chi è debole (ed eventualmente allontanarlo dal nostro ceppo). Anno dopo anno, poi, sono sicuro che avremo sempre meno soggetti sofferenti, sempre meno vittime, un ceppo di sempre più alto valore, non economico, ma selettivo!!!!!





Madre Natura deve fare il suo corso!!!!!